Il n. 1-2025 della collana Il Grande Diabolik al solito diviso in tre storie, di cui una lunga di 128 pagine e due storie brevi di 16 pagine oltre ai redazionali, si è rivelato scarso come qualità di contenuti rispetto alle attese. In genere questa pubblicazione viene utilizzata per svelare parti del passato del re del terrore ancora inedite, ma al di là del titolo altisonante, il ruggito della pantera, la storia è stata sempliciotta e soltanto i testi di Tito Faraci l'hanno salvata. Il soggetto di Mario Gomboli è stato inconsistente con i disegni di Giulia Francesca Massaglia e Stefania Caretta bruttini. Anche i redazionali si sono dimostrati noiosissimi.
Eva si finge giornalista e avvicina una associazione animalista e Diabolik riesce a trovare l'intermediario di Nolan. Al momento di concludere lo scambio, emerge che i piccoli sono stati uccisi. La vendetta di Eva è terribile. Avvelena il corpo delle pantere per fare si che quando a Brando Nolan daranno quelle sostanze che lui crede benefiche gli garantiranno una lunga agonia. Si scopre che a organizzare il traffico di tali animali era un noto studioso che collaborava con gli animalisti. Banalotta si è rivelata anche la prima storia breve, che è un epilogo della storia apparsa sul n. 1 della serie con il ritorno di Diabolik a Puerto Blanco con il fine di rubare i gioielli di re Koatl che anni prima aveva perso.
I preziosi sono tuttavia il bersaglio del presidente corrotto della nazione isolana, che spera di fregare Ginko che si occuperà del trasporto per Clerville. Diabolik li fregherà entrambi. I disegni di Elia Bonetti sono l'unica cosa che si salvano di una storia che si è rivelata troppo corta. Banale si è dimostrata anche la seconda storia breve con Diabolik intento a rubare un diamante di 50 carati, senza riuscirci. Stavolta è l'astuta proprietaria a fregarlo avendolo nascosto in un comparto segreto della porta della cassaforte. Far apparire Diabolik come un cretino che non si è avveduto di un trucco così semplice è stata la perfetta conclusione di un volume che poteva restare sugli scaffali. Davvero soldi buttati, davvero!
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