Il mito di Batman non conosce confini, né temporali né narrativi. Lo dimostra l’uscita di Immortal Batman #1, una serie che porta l’Uomo Pipistrello in un territorio del tutto inedito: il futuro remoto e lo spazio profondo, tra fantascienza e horror cosmico.
In questo scenario, perciò il mito di Batman si trasforma in leggenda immortale. Un guerriero capace di incanalare l’energia che connette l’universo alla sua “ombra”, divenendo un Cavaliere Oscuro cosmico. Un eroe che ha combattuto la guerra contro l’oscurità, per lasciarla, ritirandosi nell’ombra e lasciando dietro di sé una scia di leggende. Si dice che oggi sia impegnato a dare la caccia a un nuovo “rogues gallery” di mostri nati proprio da quelle tenebre.
Ma la novità di Immortal Batman #1 non sta nell’ambientazione: è la rilettura dei ruoli ereditari a sorprendere. Le identità di Robin, Nightwing e Batman vengono rovesciate: Stephanie Brown diventa il primo Robin, prima di cedere a Tim Drake; Harper Row veste i panni di Nightwing, per passarli a Dick Grayson; infine, il mantello di Batman non appartiene a Bruce, ma lo eredita da un narratore.
Un gioco di inversioni che ribalta e mette in discussione il concetto stesso di legacy nel mondo dei supereroi. Con questa operazione, la DC tenta una nuova via: non un Elseworld né un semplice futuro distopico, ma un’epopea cosmica che rilegge Batman in archetipo, un simbolo destinato a incarnarsi di generazione in generazione.
Se Batman Beyond aveva esplorato il futuro urbano e tecnologico, e cicli come Dark Knights: Metal avevano spinto verso il multiverso oscuro, Immortal Batman osa di più: trasforma l’Uomo Pipistrello in una leggenda cosmica, a metà tra cavaliere mitologico e cacciatore di mostri interdimensionali. La domanda che resta aperta è se i fan accetteranno questa radicale trasformazione del personaggio o se la percepiranno come un esperimento troppo distante dalle radici.
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