Il caso di Red Hood #1 sta diventando un piccolo manuale su come funziona il mercato del collezionismo dei comics quando si legano tre fattori: lo scandalo mediatico, il ritiro improvviso e personaggio legato al mondo di Batman. Il ritiro deciso da DC Comics in seguito alle dichiarazioni della sceneggiatrice Gretchen Felker-Martin non ha spento l’attenzione sul fumetto, anzi: l’ha amplificata.
Questo meccanismo non è nuovo: basti ricordare Batman: Damned #1 del 2018 con il famigerato “Batpenis” o All-Star Batman & Robin #10, censurato e ritirato per via di bestemmie e parolacce leggibili in controluce. In entrambi i casi, il ritiro non ha diminuito l’interesse, ma ha creato un’aura di proibito che ha alimentato la domanda. E adesso sta succedendo di nuovo: un fumetto con tiratura ampia, che sarebbe passato inosservato nella routine delle uscite settimanali, si trasforma in banconote da cinquanta dollari con le graffette.
Il paradosso è che dietro l’indignazione, vera o presunta, si cela una dinamica di mercato che fa comodo a molti: il collezionista che vuole l’oggetto “scandaloso”, il rivenditore che in tempi difficili monetizza facilmente, il flipper che compra a 5 e rivende a 40. Chi rischia di restare escluso è il lettore genuino, magari incuriosito dall’autrice o dal personaggio, che si trova davanti a un muro di prezzi gonfiati.
Non a caso, alcuni librai hanno deciso di vendere il fumetto al prezzo di copertina solo a nuovi clienti, come forma di resistenza all’effetto-speculazione. Alla fine, Red Hood #1 non è raro, né lo diventerà nel breve: ce ne sono migliaia di copie in giro. Ma la sua cancellazione e la tempesta mediatica l’hanno reso un feticcio prima ancora che un oggetto da collezione. Oggi vale cinquanta dollari; domani potrebbe dimezzare, o mantenere valore come Batman: Damned.
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