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Con White Tiger Reborn #1 la Marvel torna a posare lo sguardo su uno dei suoi personaggi più significativi sul piano culturale spesso lasciato ai margini. Ava Ayala, ultima erede del mistico amuleto della Tigre Bianca, si trova davanti al fantasma più ingombrante: il fratello Hector, primo White Tiger e figura tragica della storia della Marvel. Il ritorno del fratello morto non è solo un espediente narrativo spettacolare, ma un modo per ricollegare le varie incarnazioni del personaggio, quasi a cucire i fili di un’eredità frammentata.

Il timing non è casuale: l’albo esce proprio in occasione del Mese del Patrimonio Ispanico e Latinoamericano, e non è difficile leggere in questa scelta la volontà della Casa delle Idee di dare finalmente visibilità a un supereroe che, già negli anni ’70, fu il primo eroe latino dei fumetti americani. Hector Ayala fu un precursore, ma la sua storia si concluse troppo presto e troppo male. Ava rappresenta il tentativo di aggiornare tale eredità, di restituirle forza e centralità, e questa volta con una prospettiva più consapevole.

Affidare la sceneggiatura a Daniel José Older e a Cynthia Pelayo – quest’ultima al debutto – è un "segnale importante": la scrittura è chiaramente orientata a rivelare lati finora inediti della mitologia del White Tiger e a spingere Ava verso un’identità più definita, non più solo “la sorella di” o “la custode di un’eredità ingombrante”. Si ritiene che Marvel voglia finalmente investire sul personaggio in chiave di lungo periodo, e non soltanto come comparsa in team book.

Dal punto di vista simbolico, White Tiger Reborn promette di essere un albo che parla di famiglia, di lutto, di memoria, ma anche di come le eredità culturali possano essere rilanciate, rilette e riappropriate. E proprio per questo ha tutte le carte in regola per essere più di una semplice operazione celebrativa: potrebbe rappresentare il primo passo di un vero rilancio editoriale.

Posted by at settembre 28, 2025
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