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Il ritorno di X-Men: The Undertow #1 mette Lifeguard e Beak al centro di una fase post-Krakoa che sembra voler riflettere sul senso del “sogno mutante”. Da un lato Lifeguard, costretta a interrogarsi sul significato della lotta degli X-Men in un mondo sempre più ostile, dove le certezze non reggono più e adattarsi diventa un imperativo. Dall’altro c’è Beak, figura quasi marginale ma caricata di aspettative familiari durante un innocuo pranzo del Ringraziamento.

Un momento domestico che trasforma in teatro per interrogarsi su cosa significhi davvero essere eroi quando non si indossa il costume. Il fascino del progetto non sta soltanto nel collezionare gli episodi di From the Ashes (numeri 19-25), quanto nell’usare i frammenti per mostrare un mutamento: dopo anni di storie corali e cosmiche, il focus torna sui dilemmi e sui micro-conflitti che accompagnano la perdita di un’utopia come Krakoa come sanno i lettori.

Lifeguard diventa simbolo di una generazione mutante costretta a ridefinire il proprio ruolo, mentre Beak incarna il lato più umano e disarmante degli X-Men, che ricorda che dietro poteri e battaglie ci sono persone con famiglie, paure e vite quotidiane. Il team creativo di Alex Paknadel, Tim Seeley, Diogenes Neves ed Eric Koda sembra voler recuperare una sensibilità che i cicli post-Krakoa non sempre hanno avuto: meno mitologia, più conseguenze e più riflessione. 

In questa prospettiva, anche una scena apparentemente ordinaria come un pranzo in famiglia può diventare il terreno su cui esplorare il peso delle aspettative eroiche e la difficoltà di conciliare identità pubblica e privata. La domanda che emerge, sottilmente, è se il sogno mutante possa ancora esistere senza Krakoa e senza le grandi narrazioni. The Undertow non offre ancora risposte definitive ma, almeno nel suo incipit, sembra promettere un racconto in cui gli X-Men non sono solo icone, ma anche persone tra memoria e futuro.

Posted by at settembre 28, 2025
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