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Incontrare Go Nagai significa avere davanti non solo un autore, ma una pietra miliare della cultura mondiale. Le sue opere, da Mazinga Z a Devilman, fino a Goldrake, hanno segnato un’epoca e continuano a generare dibattiti, passioni e reinterpretazioni. L’intervista che un sito ha realizzato a Bellinzona ci regala un frammento raro: dieci minuti appena, ma utili a ribadire quanto l’immaginario di Nagai sia ancora vivo e radicato nella storia dell’animazione. 

Quando si parla della nascita di Mazinga Z, riaffiora quell’immagine già nota ma mai del tutto chiarita: l’autore nel traffico, fermo a un incrocio, che osserva le auto immobili e all’improvviso immagina una trasformazione, come se quelle macchine potessero avere delle ali o diventare giganti. Non era lui alla guida, ma uno spettatore curioso di una scena di vita quotidiana che, nella sua mente, si è trasformata in mito. Ed è affascinante vedere come una delle icone più potenti della cultura sia nata da un semaforo e una fila di macchine.

Altrettanto intrigante è il ricordo di un progetto francese degli anni ’80, quando oltremanica l’entusiasmo per Goldrake era enorme. Go Nagai conferma che esistette davvero un pilota, forse per Goldrake, forse per il Grande Mazinga: un tentativo che non ha mai visto la luce, ma che resta una leggenda a metà tra memoria e archeologia dell’animazione. L’idea che da qualche parte possa ancora esistere un filmato perduto stimola inevitabilmente la fantasia dei fan, un po’ come accade con i “lost media” che ogni tanto riaffiorano da archivi impolverati, cambiando la percezione della storia di un’opera.

Il cuore della riflessione tocca però il genere mecha, oggi ritenuto da molti in crisi. Sunrise ha ammesso che i robottoni non riescono più a sedurre le nuove generazioni. La risposta di Go Nagai è semplice e insieme profonda: non serve snaturare il mecha, ma rinnovarlo, portando dentro nuove sensibilità, soprattutto femminili. E non è un caso che proprio lui, in tempi in cui nessuno osava, aveva già dato spazio a eroine alla guida di robot. Oggi che il mondo si muove verso nuove narrazioni, quella sua intuizione appare più attuale che mai.

Il discorso si sposta inevitabilmente su Grendizer U, remake che in Italia ha diviso il pubblico. Nagai non nasconde le riserve dato che riconosce che certe parti non lo hanno convinto, ma apprezzando l’ambientazione europea, con un omaggio diretto anche a Roma. Il maestro è consapevole che una nuova serie potrà forse esserci, ma non necessariamente con Goldrake, piuttosto con un’espansione dell’universo dei super robot. Qui sta forse il punto più delicato.

Infine, sorprende il ritorno alla passione per la Divina Commedia, che da tempo lo affascina come fonte inesauribile di ispirazione. Nagai ammette che oggi forse non riuscirebbe a realizzare un’opera complessa come un survival ambientato nell’Inferno dantesco, ma lascia aperta la possibilità che qualcun altro raccolga il testimone, magari attraverso un videogioco. È un dettaglio che dice molto del suo sguardo: non un autore che difende il proprio passato, ma un visionario che immagina eredità, contaminazioni, futuri possibili.

Questa breve intervista non aggiunge forse grandi rivelazioni alla sua carriera, ma ha il "merito" di ricordarci che Go Nagai rimane un autore capace di far dialogare generazioni diverse. I suoi personaggi non sono semplici figure di carta, ma simboli che continuano a trasformarsi, a rivelare nuove sfumature a seconda di chi li guarda. E se oggi i mecha sembrano parlare meno ai giovani, forse è proprio perché serve un nuovo linguaggio per raccontarli. 

Posted by at settembre 25, 2025
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