Con Absolute Batman #13, Scott Snyder e Nick Dragotta portano la loro visione del Cavaliere Oscuro ad un punto di svolta: il mito si trasforma in presenza reale. Per la prima volta, l’“uomo nel buio” si rivolge direttamente a Gotham. Non più solo una voce sussurrata nei vicoli o una sagoma che terrorizza i criminali, ma una figura che parla, pubblicamente, al popolo. È un gesto potente, sovversivo per la tradizione e che Snyder utilizza come rottura simbolica rispetto al concetto di “leggenda urbana” che da sempre definisce Batman.
Il discorso di Batman a Gotham ha una forza visiva e retorica che richiama il cinema di Michael Keaton quanto l’anarchico “broadcast” di V for Vendetta. Ma qui non c’è ironia, né distanza satirica: c’è un uomo che decide di prendersi la città, non più come ombra ma come coscienza collettiva. Il gesto è rischioso — snatura la dimensione mitica del personaggio — ma Snyder sa che i miti devono cambiare.
Con questo numero, Absolute Batman abbandona la dimensione del “fantasma di Gotham” per diventare la voce del suo popolo. È un Batman che non si nasconde più dietro la paura, ma che la trasforma in linguaggio politico, in sfida pubblica. Un Batman, insomma, che non teme più di essere visto. Ed è proprio questo il punto: quando un eroe smette di essere una leggenda e sceglie di diventare una realtà, l’effetto non è la perdita del mistero, ma l’assunzione di una nuova responsabilità. Gotham ora sa chi la protegge.
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