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Con DC’s K.O. Scott Snyder e Javier Fernández inaugurano il torneo più brutale e surreale che l’universo DC abbia mai ospitato. Ma la vera notizia, quella che scuote forte le fondamenta stesse del mito supereroico, è l’assenza del personaggio più iconico di tutti: Batman è morto prima ancora di poter combattere. E non per un sacrificio epico o una missione cosmica: a ucciderlo è stato il Joker, che ne prende addirittura il posto nel torneo per il titolo di “King Omega”.

In apparenza è una mossa scioccante, ma Snyder non cerca lo scoop. La morte di Batman serve qui come una cesura, un atto di negazione che smonta uno dei presupposti fondamentali dell’universo DC — l’idea che Bruce Wayne sia il punto fisso intorno al quale tutto ruota. Da Year One in poi, ogni declinazione del personaggio ha insistito su di una sua ossessione per il controllo, incapacità di delegare e l’idea che senza Batman, Gotham (forse l’intero mondo DC) crollerebbe. Snyder capovolge il quadro: cosa succede quando è proprio la sua presenza a impedire l’evoluzione del sistema?

In K.O. la risposta arriva brutale. Batman non cade in battaglia, ma viene eliminato da ciò che rappresenta la sua ombra più estrema: il Joker. È come se la follia avesse trionfato sulla ragione, e l’anarchia avesse spodestato l'ordine. Il simbolo del pipistrello, sempre avvolto nel mito dell’urban legend, viene sostituito dal vessillo del clown: un atto di profanazione che ha quasi il valore di un rito apocalittico. E non a caso l’evento ruota sul “Cuore di Apokolips”, la distorsione cosmica generata da Darkseid che trasforma la Terra in un’arena.

La morte di Batman non è definitiva — Snyder stesso gioca con la consapevolezza metanarrativa del lettore — ma serve a ridefinire la scala morale del conflitto. Privata del suo stratega, la Justice League è costretta a muoversi d’istinto, mentre l’assenza di Bruce lascia spazio alla rabbia più incontrollata: cioé quella di Red Hood, il più violento e imprevedibile dei suoi vari discepoli. Il futuro scontro tra Jason Todd e il Joker promette di essere non solo una resa dei conti personale, ma anche una riflessione sulla degenerazione del mito dell’eroe. Quando l’ordine muore, resta solo la vendetta.

L’evento K.O. si inserisce così in una lunga tradizione di “morte del Cavaliere Oscuro”, ma ne rovescia il senso. Qui non si tratta di un Batman martire né di un passaggio di testimone, come in Batman Incorporated. È piuttosto la cancellazione simbolica del “padre” in un universo narrativo che deve rinascere attraverso il caos. E in questo senso, il fatto che sia proprio Snyder — l’autore che più di ogni altro negli ultimi dieci anni ha contribuito a ridefinire il mito di Batman — a firmare la sua eliminazione, aggiunge un altro tassello.

L’assenza di Batman qui non è mancanza: è un atto di poetica. È il tentativo di immaginare un mondo senza la sua figura ingombrante, di verificare se la mitologia possa sopravvivere alla rimozione del suo cardine. Mentre Joker si appropria della scena, trasformando la follia in spettacolo, il lettore si trova di fronte a un gran paradosso: l’universo DC continua, ma la sua coscienza morale è scomparsa.

Eppure, proprio in questo vuoto, Snyder trova nuova linfa. Il torneo diventa un enorme laboratorio narrativo dove la corruzione e la trasformazione sostituiscono il tradizionale schema del bene contro il male. “Più ti avvicini al Cuore di Apokolips, più esso ti cambia”: è la frase chiave dell’intera saga, una metafora della natura mutante del potere e della tentazione. Senza Batman a fare da filtro, ogni eroe è esposto al rischio di diventare il proprio opposto.

Nel frattempo, DC piazza anche una mossa editoriale strategica: la serie spin-off Knightfight, dedicata a un Batman forse alternativo, forse residuo quantico, che si muove ai margini del torneo. È il modo in cui l’editore mantiene il personaggio vivo nel marketing, ma lo libera sul piano narrativo principale per permettere una più ampia sperimentazione. In altre parole, la morte di Batman in K.O. non è la fine di un’icona, ma l’occasione per rimetterne tutto in discussione.

In un mercato sempre più dominato dagli eventi crossover e dalle guerre cosmiche, Snyder sceglie di uccidere il suo protagonista per restituire peso alla storia. È una provocazione che funziona perché Batman, paradossalmente, resta più presente che mai proprio nella sua assenza: come principio d’ordine negato.

Posted by at ottobre 10, 2025
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