Il numero 45 del 2025 di Weekly Shonen Jump si presenta come uno di quei momenti in cui la rivista simbolo del manga giapponese mostra tutta la sua capacità di rinnovarsi pur attraversando una fase di evidente transizione. L’assenza di One Piece — colonna portante di Jump ormai da oltre un quarto di secolo — è un segnale che non può passare inosservato. Non tanto perché la serie di Eiichiro Oda manchi dal sommario, cosa che accade di tanto in tanto, quanto perché la ragione è legata alla salute dell’autore.
In questo vuoto temporaneo, tuttavia, a raccogliere il testimone è Kagurabachi, che conquista la copertina e l’apertura del numero. È un segnale editoriale chiaro: la Shueisha sta puntando sul manga di Takeru Hokazono come possibile erede spirituale della generazione dei grandi shōnen di combattimento. L’uscita coincide con il secondo anniversario della serie, celebrato con pagine a colori e sondaggio di popolarità dedicato. E non è un caso che proprio in questo numero si avvii anche una doppia intervista tra Hokazono e Kōhei Horikoshi.
La rivista, con questa scelta, mostra continuità d’intenti: mettere a confronto la vecchia e la nuova generazione di autori, suggerendo che il passaggio di testimone è oramai in atto, ma che avviene nel segno di un dialogo tra esperienze diverse, non in rottura mentre l’edizione digitale di Jump n. 45 conferma una composizione varia e stabile: Blue Box, Sakamoto Days, Akane-banashi, Witch Watch, Me and Roboco e Ichi the Witch continuano a essere il nucleo centrale delle serie regolari. Sono titoli molto diversi per tono e pubblico, ma insieme tracciano il profilo di una rivista che, rispetto al passato, accetta una maggiore varietà di linguaggi e sensibilità.
Non tutto è azione, non tutto è gag, non tutto è sport o magia. C’è una nuova tendenza a sperimentare la quotidianità, l’ironia surreale, la tensione narrativa costruita non solo sul colpo di scena ma sulla sottigliezza dei rapporti umani. È il riflesso di una generazione di lettori cresciuti con la rete, meno legati alla struttura classica e più interessati a un racconto che li accompagni emotivamente.
Il ritorno di Black Clover, annunciato in Jump GIGA Autunno 2025, rappresenta un’altra gran tessera di questa transizione. Yūki Tabata aveva già espresso la necessità di tempi di pubblicazione meno rigidi, e la scelta di spostarsi su Jump GIGA conferma che il futuro del manga mainstream giapponese dovrà probabilmente ridefinire i propri ritmi produttivi. La serializzazione settimanale, per quanto mitica, è sempre più difficile da sostenere senza sacrificare la salute degli autori e la qualità delle opere. Se Black Clover trova respiro in una pubblicazione trimestrale, forse sarà un precedente utile.
Nel frattempo, le serie importanti come Me and Roboco e Akane-banashi dimostrano che la rivista non vive solo di battaglie e poteri speciali. Roboco, con la sua gran comicità metatestuale, è ormai un fenomeno di costume: parodia, affetto e autoironia convivono nella stessa pagina. Akane-banashi, invece, continua a sorprendere per la maturità con cui affronta un tema così giapponese e “lento” come il rakugo, eppure riesce a tenere alto il ritmo emotivo come fosse uno sport manga. Insieme, queste opere raccontano un’idea di Jump che non ha più paura di uscire dai propri canoni.
In questo numero 45 si respira una sensazione di poco equilibrio. Da una parte c’è l’ombra lunga di One Piece, l’epopea che ancora detta la misura di tutto ciò che la rivista pubblica. Dall’altra, c’è una nuova generazione che non si limita a replicare il modello ma tenta di reinventarlo. Kagurabachi incarna tale tensione: non è solo azione o estetica cool, ma anche la consapevolezza che un certo tipo di shōnen deve parlare in modo nuovo ai lettori di oggi. Lo stesso vale per Blue Box, dove lo sport si mescola con il sentimento, e anche per Sakamoto Days, che trasforma l’action in commedia.
C’è poi la questione del formato. Il fatto che alcuni contenuti, come gli inserti o i codici digitali, non siano inclusi nella versione online evidenzia la volontà di redazione di mantenere viva la dimensione fisica della rivista. In un’epoca in cui tutto è accessibile con un clic, Jump continua a difendere la ritualità della copia cartacea, quasi fosse un amuleto per i veri appassionati. Anche questo è un segno dei tempi: la tradizione che resiste dentro la modernità.
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