La riscrittura delle origini di Doomsday in Justice League: Omega Act Special #1 rappresenta una delle operazioni più ambiziose — e rischiose — tentate dalla DC negli ultimi anni. Joshua Williamson e Yasmine Putri decidono di smantellare la mitologia consolidata della “Creatura Ultima” per ricostruirla su basi profondamente diverse, innestandola nel cuore della storia kryptoniana e collegandola al teatro cosmico dominato da Darkseid e dal concetto dell’“Absolute Universe”. È un gesto editoriale che trasforma Doomsday da mostro mitico della sopravvivenza a incarnazione strutturale del destino cosmico della DC, fondendone l'identità con quella di Time Trapper.
L’aggiunta dell’Omega Symbol di Darkseid, suggella questa fusione mitologica: l’arma definitiva non nasce dal caos, ma dalla volontà di potere. La scelta di legare Doomsday al Time Trapper oltre che alla Darkseid Legion rappresenta poi un salto concettuale radicale. Se prima Doomsday era l’icona della morte fisica, ora diventa anche la personificazione della fine del tempo, un essere che esiste fuori dalla cronologia lineare. In questa visione, Doomsday non è più solo “colui che uccise Superman”, ma il “Campione Assoluto”. La DC, nel ridefinire il personaggio rilegittima la propria cosmologia attraverso un linguaggio quasi teologico tra multiverso e la distruzione ciclica.
Justice League: Omega Act Special #1 funge da ponte per il nuovo evento DC, preannunciato come “K.O.”, un crossover che dovrebbe contrapporre i “Campioni Assoluti” dell’universo a forze di portata cosmica. L’operazione si inserisce nella più estesa strategia di Al Williamson di unificare le linee temporali e mitologiche della DC — un progetto che si trascina da Infinite Frontier fino a Dark Crisis e oltre —, ma qui raggiunge il suo punto di massima ambizione.
La domanda inevitabile ora è se questa nuova identità di Doomsday serva davvero alla storia o sia un espediente per legittimare un nuovo mega-evento. L'idea è che la DC stia tentando di riscrivere non solo la mitologia del personaggio, ma la sua funzione narrativa: trasformarlo da simbolo di morte cieca a fulcro metafisico di un universo “assoluto”. Il rischio è di svuotare la potenza originaria del mito: più Doomsday diventa concettuale, meno resta spaventoso.
Eppure, è impossibile negare la forza visionaria di questa riscrittura. Le tavole di Yasmine Putri, con il loro tono ieratico restituiscono una dimensione sacrale a tutta la vicenda. L'idea di Kara e Ursa che scoprono l’“Ultimate Weapon” sepolta sotto Krypton — circondata da “cani di Doomsday” e pulsante di energia omega — richiama l’iconografia della caduta prometeica. È un momento in cui il mito di Superman viene riscritto dal suo stesso passato, e la creazione di Doomsday diventa una colpa collettiva del popolo kryptoniano.
Sul piano simbolico, Doomsday come King Omega o un “Absolute Champion” rappresenta una mossa di espansione del pantheon DC, con chiari richiami all’approccio metanarrativo di Grant Morrison. Williamson sembra voler dire che ogni distruzione è una necessità cosmica e che, per costruire un nuovo ordine, la DC deve prima “uccidere il proprio Superman” — metaforicamente, l'idea di eroe.
In definitiva, Justice League: Omega Act Special #1 è un albo che divide: può essere letto come un gesto di coraggio creativo o come un’ennesima complicazione in una mitologia già sovraccarica. Ma in entrambi i casi, segna un punto di svolta. Doomsday non è più solo il mostro che venne dal nulla. È il principio e la fine, la forma che ora assume l’universo DC quando guarda se medesimo e si chiede se la distruzione non sia, in fondo, la sua unica forma di rinascita.
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