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Le uscite di Venom #250 di Al Ewing, Charles Soule, Todd Nauck, Terry Dodson, Carlos Gomez) e The Amazing Spider-Man #13 di Joe Kelly, Pepe Larraz, Marte Gracia, mettono al centro una domanda che sembra quasi retorica però che diventa il filo conduttore della narrazione: perché Peter Parker non torna a casa?

Sul piano continuity, la risposta sta nel caos che scuote l’Universo Marvel. Il collasso del Consiglio Galattico, la grave crisi dell’Impero Kree/Skrull e poi la minaccia dei Chitauri ospiti dei simbionti hanno trasformato lo spazio in un campo di battaglia permanente. Peter si trova intrappolato proprio lì, coinvolto suo malgrado, come sempre, in una guerra che non aveva scelto ma da cui non può uscire.

In Venom #250 il focus é sulla figura di Eddie Brock e soprattutto sul ritorno di Knull, il dio dei simbionti. La trovata narrativa più audace è però la nuova centralità di Mary Jane, ora ospite del simbionte, che reinterpreta il ruolo di Venom con una prospettiva diversa, in antitesi a quella di Eddie: meno ossessione, più volontà eroica. Un ribaltamento che potrebbe ridefinire il concetto stesso di “Venom” come identità fluida e non più legata a un singolo individuo.

Amazing Spider-Man #13 amplia lo scenario: non solo assistiamo a Peter immerso in dinamiche spaziali, ma incontriamo anche Raelith of the Wretched, nuova figura che potrebbe ridefinire gli equilibri cosmici Marvel. Pepe Larraz e Marte Gracia danno vita a un design che pare nato per restare, e che fa chiedere ai lettori se non stiamo assistendo alla nascita di una nuova incarnazione dei Guardians of the Galaxy. Rocket Raccoon, Symbie e altri comprimari costruiscono un ensemble che spinge Spidey in una dimensione più corale”.

La domanda posta da Rocket in ASM #12 – quindi se altri riescono a raggiungere la Terra, perché Peter non lo fa? – diventa allora più che una battuta: è un commento metanarrativo. Parker é lontano non solo per ragioni di trama, ma perché la Marvel vuol farlo stare nello spazio, utilizzando il suo sguardo da “uomo comune” per guidare i lettori attraverso conflitti galattici che rischierebbero altrimenti di apparire astratti e lontani. Così sfruttano Spider-Man.

Alla fine, la sensazione è che il non ritorno a casa di Peter Parker non sia un’assenza, ma una scelta ben precisa: trasformare Spider-Man da simbolo della quotidianità urbana a testimone universale, capace di affrontare crisi che vanno ben oltre i confini di New York.

La vera incognita sarà capire quanto a lungo Marvel potrà sostenere questa “fuga dalle radici”. Perché Spider-Man, alla fine, rimane l’eroe che più di tutti incarna il bisogno di tornare a casa. E prima o poi, quella domanda iniziale – perché Peter Parker non torna? – dovrà ricevere una risposta definitiva. I fan di tutto il mondo aspettano. 

Posted by at ottobre 01, 2025
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