Con Birds of Prey #26 Kelly Thompson e Sami Basri portano la squadra in un territorio insolito: non più le strade di Gotham, ma un videogioco letale chiamato The Unreality, dove un errore equivale alla morte. L’idea di far vivere a queste Birds una missione “digitale” riflette bene la tendenza contemporanea dei fumetti a contaminarsi con il linguaggio e l’immaginario videoludico, cercando di parlare lo stesso codice delle nuove generazioni di lettori.
Il fascino di questa trama sta nella sua ambiguità: The Unreality non è solo un videogame, ma una metafora della precarietà stessa della loro lotta, della continua trasformazione delle regole e dell’assenza di “vite extra” nel mondo reale. In tal senso, la serie pare suggerire che il pericolo non sia tanto il nemico digitale, quanto la tentazione di pensare che ogni sconfitta possa essere solo “resettata”.
Per i lettori, il numero offre così uno spettacolo ad alta tensione, con l’estetica videoludica al servizio di un racconto che ora rimette in discussione la solidità del team e il loro modo di fare giustizia. Ma la domanda resta: riusciranno le Birds a mantenere la propria identità dentro un gioco che punta proprio a cancellarla?
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