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“Amazing X-Men #1”, scritto da Jed MacKay e illustrato da Mahmud Asrar, segna un nuovo tentativo della Marvel di riaccendere la mitologia mutante, dopo anni di rilanci e crisi identitarie che hanno reso gli X-Men il simbolo di una narrativa in costante ricostruzione. L’albo, ambientato parecchi “X anni dopo” un enigmatico scontro con l’assassino di Revelation, si apre su un gruppo molto frammentato, in missione tra le rovine di Graymalkin. Non è soltanto un ritorno fisico a un luogo iconico, però un’immersione nelle macerie della memoria: gli X-Men esplorano ciò che resta di se stessi, di una storia che sembra sfuggire al presente per rifugiarsi nella nostalgia.

La scelta di collocare la vicenda tra resti e fantasmi ha un valore simbolico preciso: le “rovine di Graymalkin” rappresentano lo stato stesso del franchise, da tempo sospeso tra rinascite e implosioni, tra reboot e crisi di continuità. In questa prospettiva, il fumetto non è solo un nuovo inizio, ma anche una riflessione sullo sfinimento del mito mutante, incapace di interrompere il ciclo della resurrezione. Ogni tentativo di “nuovo corso” finisce per essere una riesumazione.

Jed MacKay, abile nel coniugare introspezione e ritmo, sembra voler restituire agli X-Men una dimensione più intima, concentrata sul trauma e sulla perdita più che sulla battaglia cosmica. L’idea di un gruppo “spezzato” è promettente, ma rischia di ricadere nel già visto se non accompagnata da uno scarto concettuale. Tutto dipenderà da quanto la serie saprà distinguersi dall’ennesima ripetizione del tema della rinascita, che da decenni accompagna la saga come mantra.

Mahmud Asrar, ai disegni, interpreta l’atmosfera con un tratto che alterna dinamismo e solennità, offrendo una visione decadente e sacrale delle rovine. La sua estetica, capace di fondere eroismo e disfacimento, amplifica il senso di malinconia che pervade l’albo: gli eroi non sono più salvatori, ma sopravvissuti che cercano di dare forma a un’eredità che si sgretola tra le mani.

“Amazing X-Men #1” si muove pertanto su un doppio binario: da un lato, la promessa di un ritorno alle radici emotive del mito; dall’altro, la consapevolezza che quelle radici affondano ormai in un terreno esausto, continuamente rielaborato ma mai davvero rinnovato. Se MacKay riuscirà a trasformare la discesa nelle rovine di Graymalkin in una rinascita autentica, la serie potrà forse restituire agli X-Men ciò che la Marvel pare aver dimenticato da tempo: la loro umanità tragica, quella che un tempo faceva degli eroi mutanti non soltanto simboli di diversità, ma metafore della condizione umana stessa.

Posted by at ottobre 06, 2025
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