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Rob Liefeld torna a impugnare la matita per Youngblood, e lo fa con un entusiasmo che ha il sapore di redenzione. Dopo promesse, tanti ritardi e progetti lasciati a metà, il creatore di alcuni dei personaggi più iconici (e divisivi) degli anni '90 annuncia di aver completato i primi tre albi del rilancio della serie, pubblicata da Image Comics. Un traguardo che, per i lettori di lunga data, é un evento: Youngblood è stato uno dei titoli fondativi della casa editrice e simbolo di un’epoca di libertà autoriale, ma di eccessi visivi e narrazioni ipertrofiche.

Il ritorno di Liefeld avviene in grande stile. Youngblood #1 uscirà il 5 novembre 2025, accompagnato da ben ventisette copertine variant e da un’edizione “polybagged” con card da collezione, in sintonia con il gusto anni Novanta da cui tutto ebbe inizio. Il marketing gioca sulla nostalgia: la data di uscita, legata al celebre motto “Remember, remember, the fifth of November”, e perfino il legame con il natale dell’autore rendono l’operazione quasi un’autocelebrazione, una festa personale travestita da evento editoriale.

Eppure, dietro l’apparenza di pura nostalgia, si intravede qualcosa di più interessante. Liefeld pare voler riconquistare un tempo perduto, non reinventando Youngblood, quanto completandolo. L’autore ha infatti avviato una produzione dei nuovi episodi in piattaforme come WhatNot, sperimentando modalità di distribuzione ibride che uniscono l’autopromozione digitale al collezionismo classico. È una strategia che rivela consapevolezza nuova: per restare rilevante, non basta più contare sulla memoria dei fan — bisogna partecipare attivamente al modo in cui oggi si consuma il fumetto.

Sul piano artistico, Youngblood resta molto fedele al suo DNA: corpi scolpiti come armature, pose esasperate, eroismo da manifesto. Ma è proprio in questa esasperazione che risiede il fascino del ritorno. Dopo tre decenni di parecchie decostruzioni, crossover e riflessioni metanarrative sul supereroe, il tratto di Liefeld appare ingenuo, ma anche autentico. In un’epoca in cui il realismo domina la scena visiva, la sua estetica iperbolica diventa una forma di resistenza, un gesto di orgoglio autoriale che rifiuta l’omologazione.

Certo, il rischio è che tutto si riduca a un esercizio di nostalgia, un ritorno alle origini privo di reale evoluzione. Ma se Liefeld manterrà la promessa di una edizione regolare, potrebbe riuscire a mutare questa rinascita in una chiusura del cerchio: non un nuovo inizio, ma un atto di compimento. Youngblood, dopotutto, è sempre stato più un’idea che una serie: simbolo della libertà artistica, contraddizioni e degli eccessi che hanno definito l’età d’oro (e la successiva crisi) del fumetto indipendente americano.

Posted by at ottobre 07, 2025
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