Supergirl #6, scritto e disegnato da Sophie Campbell, si presenta come capitolo dal tono intimista e perturbante, capace di coniugare la dimensione supereroistica con un’atmosfera da racconto gotico. Ambientato a ridosso di Halloween, l’albo mostra una Kara Zor-El tormentata da incubi ricorrenti e visioni del proprio passato, in una Midvale immersa in una tensione quasi spettrale. L’arrivo della villain Nightflame, figura legata alle zone più oscure della psiche di Supergirl, funge da catalizzatore narrativo per un’indagine che si svolge nelle strade della città e nei meandri della mente dell’eroina.
Dal punto di vista grafico, la linea di Campbell — fluida, espressiva, capace di alternare dolcezza e inquietudine — enfatizza il contrasto tra la luminosa identità di Supergirl e le ombre che la circondano. Le scene notturne e oniriche assumono una funzione simbolica, riflettendo lo stato interiore della protagonista e suggerendo che il vero antagonista non è tanto Nightflame, quanto Kara, intrappolata in un conflitto tra il bisogno di controllo e paura di perdere sé stessa.
In un panorama editoriale in cui spesso le testate supereroistiche si limitano a rincorrere eventi paradossali e catastrofici e crossover infiniti, Supergirl #6 si distingue per la sua scelta di introspezione. L’orrore qui è domestico, silenzioso, fatto di visioni e ricordi distorti. Halloween diventa solo il pretesto per un racconto sull’identità, sul peso del passato e sulla difficoltà di dormire quando la coscienza non concede tregua.
Il ritorno di Nightflame, oltre ad una funzione narrativa, assume un valore allegorico: rappresenta la parte in ombra dell’eroina, quella fiamma oscura che arde sotto la superficie della perfezione morale. È il doppio speculare di Kara, materializzazione di ciò che Supergirl cerca di reprimere per restare “la ragazza d’acciaio”.
Questo numero segna un interessante equilibrio tra melanconia e tensione, tra l’intimità di un dramma personale e la spettacolarità tipica del fumetto della DC. Se la serie proseguirà su questa linea, Campbell potrebbe riuscire in ciò che altre testate mancano di fare: restituire umanità a un’icona, mostrando che anche chi vola sopra le nuvole non può fuggire dai propri sogni — e dai propri incubi.
0 comments:
Posta un commento