L’uscita di Batman (vol. 4) n. 2 firmata da Matt Fraction e da Jorge Jiménez segna un momento di forte riflessione metanarrativa per la testata, costruendo un gioco di specchi con Batman #125 di Chip Zdarsky e lo stesso Jiménez, pubblicato nel 2022. Le due storie, pur lontane nel tempo e nella gestione, hanno un nucleo identico: la vulnerabilità di Robin — in entrambe le occasioni Tim Drake — come punto di crisi dell’universo morale del Cavaliere Oscuro.
Però dalla nuova generazione di eroi, rappresentata da Damian Wayne, e trascinato nella spirale di violenza della GCPD, sempre più simile a una forza paramilitare. La ripetizione del trauma non è casuale: Fraction riprende la scena visiva di Zdarsky e Jiménez per rovesciarla. Là dove lo scrittore Chip Zdarsky puntava su forte e chiara disumanizzazione attraverso l’introduzione del protocollo “Failsafe”, Fraction porta la riflessione nel dominio politico e urbano, tratteggiando una Gotham da RoboCop e Blade Runner.
Le forze dell’ordine indossano armature LexCorp, i giornalisti sono arrestati per eccesso di verità, e la città intera è una distopia con droni e megaschermi pubblicitari. In tale contesto, Batman e Robin non sono più “giustizieri”, ma solo residui di un’epoca pre-digitale, figure di resistenza dentro una macchina statale corrotta.
Vandal Savage come Commissario di Polizia è un colpo di genio narrativo e satirico insieme. Fraction trasforma uno dei più antichi immortali DC in simbolo del potere eterno e inamovibile, capace di manipolare tanto la legge quanto la storia. La sua azione riecheggia la paranoia istituzionale delle grandi saghe noir di Gotham, ma con un linguaggio più politico e contemporaneo. Savage incarna adesso il “sistema” che rimuove i suoi eroi una volta che non servono più.
Ciò che rende questo secondo capitolo davvero interessante è il suo dialogo con il passato. Jiménez, che già aveva illustrato Batman #125, costruisce tavole che replicano volutamente l’inquadratura e la composizione di quelle precedenti, ma ne cambia la funzione emotiva: là dove prima c’era pathos, adesso domina la saturazione visiva, il rumore di Gotham come organismo opprimente. È come se Fraction e Jiménez stessero riscrivendo il codice visivo della testata, spostando l’attenzione dal trauma dell’eroe al trauma del sistema.
La figura di Robin, al centro dei numeri, diventa il termometro della moralità di Batman. In Zdarsky, il giovane era vittima collaterale del fanatismo del mentore; in Fraction, è sacrificale dell'ordine urbano impazzito, dove l’eroismo non è più un valore ma una minaccia. Il suo “arresto” del GCPD, incatenato in un furgone con criminali, è una scena di umiliazione pubblica e di perdita dell’identità eroica.
In controluce, l’intera vicenda assume una dimensione allegorica: il Batman di Fraction è un cavaliere senza città da difendere e con una struttura di potere che lo criminalizza per la sua sopravvivenza. L’eco di Failsafe torna come fantasma del passato, suggerendo che il vero nemico del Cavaliere Oscuro non sia un supercriminale, ma la replica del suo stesso fallimento: un sistema di controllo che egli stesso ha contribuito a creare.
Batman #2 non è un nuovo capitolo di una nuova run promettente, ma un commento sulla deriva autoritaria del mito di Batman. Fraction utilizza il linguaggio del fumetto supereroico per discutere temi di sorveglianza, abuso di potere e identità in una società post-industriale, mentre Jiménez, con la sua arte dettagliata e nervosa, trasforma ogni vignetta in una finestra di disintegrazione dell’eroe.
Il parallelismo con Batman #125 non è un semplice omaggio, ma un atto di riflessione autoriale: dove Zdarsky mostrava la crisi interiore del mito, Fraction ne mostra il crollo sociale. È come se la nuova era del Cavaliere Oscuro cominciasse nel momento in cui Gotham City smette di aver bisogno di lui, e comincia a temerlo.
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