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Parrebbe che per Darkhawk non ci sia mai pace. Ogni volta che la Marvel decide di riportarlo in scena, il suo passato viene smontato, riscritto, reinterpretato — fino a renderlo un simbolo di incertezza identitaria che accompagna tanti personaggi dell’era postmoderna dei comics. E ora con Imperial War: Imperial Guardians #1 firmato da Jonathan HickmanDan Abnett, il ciclo si ripete: everything you knew about Darkhawk was wrong… again.

A più di trent’anni dal suo esordio del 1991, Christopher Powell continua a non sapere chi sia davvero. Nato come un eroe urbano legato a un misterioso amuleto alieno, Darkhawk è stato a lungo considerato una figura di seconda fascia, un esperimento narrativo collocato ai margini dell’universo Marvel. Ma negli anni Duemila, quando Abnett e Lanning lo catapultarono nel cosmo con Nova e ai Guardiani della Galassia, cambiò pelle: da vigilante a guerriero interstellare, coinvolto in un mito di Fraternity of Raptors, semi del Tree of Shadowse armature senzienti.

Eppure, ogni nuova versione del mito sembra destinata a cancellare la precedente. Prima l’amuleto, poi il corpo androidico di Null Space, poi la rivelazione che tutto ciò era forse un inganno, un’illusione, o un’elaborazione mentale del protagonista. Le varie saghe — War of KingsAscensionRaptor — hanno costruito e distrutto ciclicamente la sua biografia, rendendolo una figura in continua ridefinizione.

Adesso, con Imperial Guardians #1, Hickman e Abnett rilanciano il paradosso. Le nuove visioni ricevute da Powell non provengono soltanto dall’armatura: suggeriscono che il suo destino non sia mai stato frutto del caso. Qualcuno — o qualcosa — avrebbe orchestrato fin dall’inizio la sua trasformazione, manipolando la sua volontà. Ciò che sembrava un dono alieno potrebbe essere il prodotto di una lunga catena di condizionamenti cosmici, forse legati ai Ratha’kon, i “predatori della Fenice” evocati tempo fa.

Il risultato è un eroe che diventa quasi una metafora della stessa narrativa Marvel contemporanea: un sistema in cui la verità è fluida, il passato continuamente riscritto, e il concetto di “origine” non è più una certezza ma una variabile. Darkhawk incarna il supereroe che non può più fidarsi della memoria, né del canone che lo ha generato.

A trentacinque anni dal debutto, e con un nuovo ciclo in arrivo per il 2026, la Marvel sembra voler utilizzare Darkhawk come strumento per riflettere sul proprio stesso modo di raccontare. Non è più solo una questione di poteri o di universi paralleli: una grande riflessione sulla costruzione della mitologia supereroica nell’epoca in cui tutto può essere ribaltato con una retcon.

Posted by at ottobre 11, 2025
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